Doomscrolling: a caccia di cattive notizie

Un focus su una recente tendenza che domina la visione della vita a livello globale, il Doomscrolling,

Le notizie su quello che accade nel mondo e nel nostro Paese sono una parte indispensabile della nostra vita quotidiana.

È come col cibo: abbiamo bisogno di nutrirci per vivere, ma se mangiamo troppo e male otteniamo l’effetto contrario.

Invece di un alleato, che ci fornisce energia, il cibo diventa un nemico, in grado di causare problemi psicologici e fisici a breve e lungo termine.

Allo stesso modo accade con le news -già prima, ma adesso certamente accade di più-: siamo immersi, circondati, affogati di informazioni, ne siamo praticamente inseguiti in tv; alla radio; sui giornali, ma soprattutto ci raggiungono sui device che sono ormai un nostro prolungamento fisico.

Che cos’è il Doomscrolling?

La prima cosa che guardiamo la mattina e l’ultima prima di spegnere la luce la sera sono appunto le notizie. Possono provenire dai social, dalle e-mail, dai messaggi, dal web, insomma sono sempre con noi.

Ma a parte la fatica di seguire tutto, c’è da dire che la grande parte di queste informazioni sono negative e finiscono con l’angosciarci.

Sembra quasi di annegare lentamente dentro delle specie di sabbie mobili emotive e tale situazione è diventata così comune che ora c’è un termine per definirla: si chiama “doomscrolling”.

“Morte, distruzione e ogni situazione davvero brutta che non possa essere evitata”, questa è la definizione della parola “doom” secondo il Cambridge Dictionary, “destinare, condannare”.

Mentre “Doomscrolling” è un termine diventato popolare recentemente, sinonimo di una tendenza che è quella della comunicazione globale, anzi glocale. È il nostro dito che continua a scorrere e ancora, a caccia dell’ultimo aggiornamento sull’ennesima catastrofe in corso.

Accade a livello internazionale, potenziato dall’impostazione dei titoli di quotidiani e televisioni, ma lo ritroviamo anche nel piccolo, fra i discorsi della gente e nel modo di consumare il web, ecco perché “glocale”.

Ore e ore del nostro tempo passano così, cercando news che in tanti casi ci rimandano a notizie già dette, masticate e predigerite, incomplete e spesso tutte simili fra loro.

Nel frattempo, l’umore precipita e un senso vago, a metà strada fra depressione e nausea, ci assale. Sembra che il termine “doomscrolling” sia nato su Twitter nel 2018; ma è nel 2020 che la parola ha acquistato popolarità.

(Immagine di telegraph.co.uk)

Il Doomscrolling ai tempi del coronavirus

Nell’ultimo anno e mezzo, l‘avvento della pandemia da COVID-19 ha rivoluzionato le nostre abitudini quotidiane, portandoci sempre più, soprattutto nella prima fase, ad una costante esposizione di notizie negative, sia attraverso i giornali che attraverso i social media, che in certi momenti hanno superato e superano quelle positive, complice anche il trascorrere più tempo in casa, talvolta davanti allo smartphone o al computer, per lavoro o per passare il tempo.

Pensiamo solo alle recenti notizie legate al caso del vaccino AstraZeneca: nonostante ora l’allarme sia rientrato, con l’EMA che ha certificato la totale sicurezza del vaccino, e siano riprese le vaccinazioni, molte persone hanno deciso di annullare la loro prenotazione.

La pandemia, il senso di isolamento e le brutte notizie hanno aumentato sfiducia e negatività, peggiorando la qualità della vita di chi soffre per depressione e ansia.

A queste problematiche può aggiungersi la difficoltà di una patologia come la dipendenza da Internet, IAD, Internet addiction disorder.

(Immagine di quickanddirtytips.com)

Da dove nasce il desiderio di fare doomscrolling?

Cerchiamo costantemente bad news per prepararci al peggio. Fare doomscrolling potrebbe nascere da un istinto naturale a sfidare il pericolo, oppure dal voler tenere tutto sotto controllo, o ancora, dal desiderio di informazione, vogliamo restare aggiornati e la notizia ha il potere di darci sicurezza: sapere è rassicurante.

Ma il controllo spesso diventa illusorio, perché si scontra con la frustrazione di non poter incidere su eventi e realtà più grandi di noi.

Talvolta siamo anche tentati da ciò che ci viene proposto, questo perché gli algoritmi di siti e social funzionano per riproporre sempre contenuti collegati a quelli che già abbiamo consumato: procedono quindi per affinità, al fine di soddisfare l’utente e farlo rimanere su quella pagina.

Dunque, più notizie negative leggiamo, più ce ne verranno suggerite e più avremo voglia di leggerle.

Come ci si accorge di essere dipendenti da doomscrolling?

Tra le principali manifestazioni di questa “fame di notizie tristi” vi sono il cosiddetto scrolling, appunto, ossia lo scorrere costantemente in lungo e in largo tra i social network alla ricerca esclusiva della notizia allarmante o triste dell’ultima ora.

Altri campanelli d’allarme possono essere: preoccupazione, e a lungo andare alterare anche il nostro stato d’animo, sfociando, se questo avviene frequentemente, in un circolo vizioso con conseguenze più gravi, come la depressione.

(Immagine di donnamoderna.com)

Come smettere di fare doomscrolling?

Abbiamo capito che siamo consumatori di informazioni per natura, ma abbiamo bisogno di porci un freno, soprattutto quando – come nel caso della pandemia – gli eventi negativi sembrano moltiplicarsi.

Rimanere informati si può e si deve, ma evitare il doomscrolling è fondamentale per provare a mantenere benessere ed equilibrio psicologico.

Quando ti accorgi di essere entrato nel circolo vizioso della negatività, puoi mettere atto alcuni accorgimenti.

Per contenere le conseguenze negative del doomscrolling è necessario porsi dei limiti e diminuire il numero di ore che si trascorrono sui social network.

Tornare a vivere offline per più tempo durante la giornata, mettendo da parte smartphone, tablet e pc, possono essere degli ottimi antidoti all’iperinformazione.

Un altro consiglio è quello di disattivare le notifiche, cancellare le app che inviano notifiche di news anche a schermo bloccato.

Poi, come già sottolineato precedentemente, gli algoritmi influenzano la nostra navigazione, ma siamo noi in primis a governarli.

Se siamo consapevoli di ciò che guardiamo, possiamo interrompere il flusso negativo e preferire contenuti più positivi e piacevoli.

Ultimo consiglio: verifica le fonti! Chi ha scritto quello che stai leggendo? Osserva chi riporta una certa notizia, da che tipo di sito viene e quanto sia autorevole.

Diventare più consapevoli sulle fonti ci rende lettori più critici. Ricorda che con il tasto “like” e “condividi” hai un grande potere: scegli a cosa dare spazio, sui social e nella tua mente.

(Immagine di huffingtonpost.it)

Cambiare le nostre abitudini negative

Cambiare le nostre abitudini può essere difficile, ma potrebbe avere effetti molto positivi sul nostro benessere.

Abbiamo bisogno di storie belle ed è importante ricordarci che nutrirsi di bellezza è possibile.

A ogni angolo ci sono persone proprio come noi, che tentano di sopravvivere e vogliono trovare spunti positivi per la giornata, quanto spazio ha una brutta notizia replicata e quanto ne diamo a nuove direzioni? Tu a che cosa dai attenzione?

Se il doomscrolling diventa ossessione autolesionista che ci fa diventare più ansiosi, depressi e stanchi, allora è tempo di diventare ricercatori attivi e trasformare la lettura, oltre che la vita, in una navigazione consapevole.

A cura di Laura Imperato

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