Sanremo 2020: il festival all’insegna dell’inclusione.

“Da Rula Jebreal ai Lis Performer; tutte le novità e i messaggi positivi della 70esima edizione di Sanremo, festival della canzone italiana”

“C’è bisogno di pace nel mondo” queste le primissime parole pronunciate da Fiorello nell’incipit di Sanremo.

Parole indirizzate all’attenzione degli spettatori quasi a voler sdrammatizzare le tante polemiche sorte.

Era forte la necessità di attutire il polverone di critiche alzato involontariamente da Amadeus (con una gaffe fatta durante una conferenza stampa di presentazione delle co-conduttrici) e che non prometteva bene per il Festival.

Così, in punta di piedi, la rassegna della canzone italiana ha tentato di rialzarsi, dimostrando di avere molto più contenuto del previsto e finora oscurato dalle calunnie.

Ed ecco che arriva Fiorello, beneamato dagli italiani e in tunica a profetizzare la ventata di “positive vibes” che -al contrario di quanto si prevedeva- avrebbe portato il Festival.

Un riscatto per lo stesso Amadeus, direttore artistico e presentatore, il quale ha lavorato in maniera eccellente per regalare un Sanremo 2020 ricco e di spessore, volto all’inclusione di tutti, specialmente di quelle persone che purtroppo in Italia, rappresentano ancora degli anelli deboli della società e i loro diritti restano trascurati. 

In quest’articolo vedremo in ordine cosa e chi ha reso inclusiva quanto “esclusiva” questa 70esima edizione.

(Immagine di optomagazine.com)

Giovani speranze 

Ad infondere primi messaggi di speranza, rispetto e integralità sono le canzoni presentate dai giovani della categoria nuove proposte. Fra questi troviamo.

Tecla Insolia

Con la sua “8 Marzo” 16 anni appena, voce soul e interpretazione matura, canta senza mezzi termini.

Ha una scrittura da grande, da donna, con un paio di versi davvero emozionanti fanno di 8 marzo un buon brano.

Il pezzo è dedicato alla violenza sulle donne, come annuncia il titolo, ma in ottica positiva: un messaggio di forza e coraggio, un invito a reagire e a superare gli stereotipi. 

(Immagine di notizie.it)

Leo Gassmann

Con “Vai bene così”. Il brano sembra essere un testo autobiografico, una dedica che l’artista fa a se stesso per tutte le volte in cui non si sente abbastanza, in cui fallisce o non si sente all’altezza delle aspettative, sue e degli altri.

Ci ricorda che sbagliare è umano, che dobbiamo accettarci per quel che siamo, senza sentirci imperfetti e perciò esclusi dalle sfide della vita.

In particolare loro hanno conquistato il pubblico e la giuria demoscopica, dimostrando che anche essendo così giovani, hanno dei valori da raccontare e che la musica non si è persa con le generazioni come spesso vogliamo imporci di credere.

(A Immagine di raiplay.it)

Il monologo di Rula Jebreal

Scelta come co-conduttrice per celebrare la musica e le donne, l’ha fatto attraverso un monologo che ha commosso la platea dell’Ariston e le ha dedicato un’ovazione. 

Come non farlo? Oltre ad aver testimoniato attraverso le sue esperienze, si è battuta per un’emergenza che vede coinvolta l’Italia quasi ogni settimana.

«Negli ultimi 3 anni sono tre milioni cento diciotto mila le donne che hanno subito molestie sessuali sul lavoro.Negli ultimi 2 anni in media 88 donne al giorno hanno subito violenza e abusi. Una ogni 15 minuti.Ogni tre giorni è stata uccisa una donna.6 donne sono state uccise la scorsa settimana».

Nel suo monologo parla di numeri, troppo spesso ignorati e fa un appello agli uomini: «Parlo agli uomini, adesso. Lasciateci libere di essere ciò che siamo: madri di dieci figli e madri di nessuno, casalinghe e “in carriera”. Siate i nostri complici, i nostri compagni, indignatevi insieme a noi».

«Noi donne vogliamo essere libere nel tempo e nello spazio, vogliamo essere note, silenzi, e rumori evogliamo essere questo: musica».

Insomma, seppur in maniera iconica, ha saputo dar voce a tutte le donne che si sentono escluse e violate dei loro diritti.

(Immagine di raiplay.it)

Gessica Notaro

Oltre Rula, a prendere posizione sull’argomento nell’arco della prima serata del Festival c’è stata anche Gessica Notaro, sfregiata con l’acido due anni fa dal suo ex e costretta a usare una benda sul volto.

Ha duettato con Antonio Maggio raccontando attraverso “La faccia e il cuore” la sua vicenda drammatica, che ha affrontato con coraggio e determinazione fino a diventare un simbolo di forza e reattività contro la violenza sulle donne.

(Immagine di open.online)

Un Sanremo in LIS e per ipovedenti

Sanremo 70” è il primo Festival veramente inclusivo nella storia della Rai. Infatti, per la prima volta in assoluto Rai Pubblica Utilità ha potenziato le attività di comunicazione intra-linguistica per sordi e ciechi per rendere pienamente fruibile il Festival, aggiungendo agli ormai consolidati sottotitoli, l’audio-descrizione in diretta e l’interpretazione in lingua dei segni italiana (LIS) dell’intera manifestazione.

In contemporanea con il Teatro Ariston, nello studio 4 di via Teulada, in un contesto virtuale in perfetta coerenza e continuità con la realtà vera del palco dell’Ariston, 15 performer appositamente selezionati da Rai Casting, di cui 3 sordi, interpreteranno in LIS tutti i brani delle 5 serate, compresi gli ospiti musicali.

Inoltre per la prima volta nella storia del Servizio pubblico gli audiodescrittori e speaker della Rai consentiranno a tutti i ciechi e ipovedenti la totale fruibilità del Festival, descrivendone la manifestazione in diretta, avvalendosi di un lavoro preparatorio che prevede un accurato studio di ogni dettaglio della location, della scenografia, dei costumi, dei personaggi e della scaletta del programma. L’audiodescrizione si può attivare sul canale digitale terrestre.

(Immagine di affaritaliani.it)

Sembrerebbe che ancora una volta la musica riesca ad unire tutti e a lottare per i diritti di ciascuno, trasmettendo messaggi importanti per la collettività.

Soprattutto è bello poter vedere che ancora una volta il Festival della canzone italiana dona il giusto spazio ad argomenti così profondi. 

A cura di Laura Imperato.

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