Coronavirus: la stanchezza da Lockdown

Smartworking, aperitivi virtuali e subito si crolla stanchi sul divano. Niente riesce a tenerci più attivi, al punto che anche leggere due pagine di un libro risulta impossibile. Eppure prima della quarantena e del conseguente lockdown, servivano molte più attività a metterci KO: c’erano almeno il tragitto fino al lavoro, la palestra e la vita sociale.

E allora perché ci sentiamo così spossati? È normale che accada? Bisogna preoccuparsi? È possibile uscirne?

Se nelle ultime settimane vi siete trovati in questa situazione, sappiate che non siete soli. La stanchezza da lockdown è una sensazione diffusa e perfettamente normale, almeno per un certo periodo di tempo. L’affaticamento che stiamo provando in queste settimane di isolamento per il coronavirus è il risultato di un processo psicologico di adattamento alla situazione, non è una spossatezza di tipo fisico. 

Le ragioni

Ansia, stress e monotonia da distanziamento sociale possono creare un carico di lavoro mentale molto oneroso da sopportare.

Secondo gli esperti, l’adattamento completo a una nuova situazione – ora è la quarantena (lockdown), ma nella vita “normale” può essere un trasferimento in un’altra città, o l’inizio di un nuovo lavoro – richiede almeno tre mesi.

Niente di tutto questo è comparabile a ciò che stiamo attraversando, perché ci stiamo pian piano riadattando ad un nuovo mondo, un mondo capovolto, un mondo alla rovescia, dove tutto è ribaltato: i paesi ricchi sono più sfigati di quelli poveri; la freddezza nordica è migliore del calore mediterraneo, la distanza fra le persone è più indicata che non il contatto dei corpi; l’isolamento è meglio della socialità; stare a casa è meglio che uscire; la rete sostituisce la piazza; l’online prende il posto del cartaceo.

Al di là delle angosce per il contagio in sé, abbiamo perduto ogni punto di riferimento.

Sembrerebbe un semplice elenco da racchiudere intorno alla parola “Quarantena”, ma tutto è tranne che semplice, non è nulla che si può semplificare in un’unica parola. Ci rendiamo conto che non ci troviamo dinnanzi ad un solo cambiamento, ma ad una pluralità sostanziale di novità. Perciò ecco una prima radice della nostra stanchezza.

È assolutamente normale che nei primi giorni ci sia capitato anche di sentirci di cattivo umore, di piangere per una sciocchezza. Si tratta di una fase.

(Immagine di lezionieuropa.it)

La stessa distanza sociale che stiamo vivendo è una situazione che determina un disagio interiore ed una stanchezza mentale. Tenersi a distanza significa allontanarsi anche affettivamente e ogni distanza ha un significato.

Ogni cambiamento comporta un processo di adattamento ed ogni adattamento ha il suo tempo.

Anche dopo quasi un mese dal lockdown, potremmo aver sperimentato un secondo momento di sconforto e malinconia, legato al fatto che l’ isolamento è risultato più lungo rispetto alle iniziali aspettative. Fortunatamente, anche questa è una fase passeggera, ma che comunque rilascia i suoi effetti sulla stanchezza.

Un terzo ed ultimo motivo è la condizione di sentirsi catapultati nell’ignoto, senza sapere assolutamente nulla del domani più immediato e non. Questa paura ci tiene in uno stato di costante allerta ed influisce sullo stress e ci stanca mentalmente.

Per quanto tutto questo possa, in un periodo medio lungo, tenerci in uno stato di sconforto bisogna tener presente che prima o poi, naturalmente, ci si abitua e se il tempo non aiuta, serve che noi stessi dobbiamo rimboccarci le maniche ed agire.

(Immagine di ft.com)

Come contrastare questo calo di energie?

Seguendo l’esempio di chi ha affrontato altre forme di isolamento, ad esempio gli astronauti o gli esploratori polari di inizio secolo, che seguono o hanno seguito una routine.

Una delle prime regole infatti è stabilire una routine giornaliera con orari regolari per la sveglia e per i pasti e momenti dedicati alla socialità telefonica e online: piccoli rituali che aiutino a spezzare la monotonia, dando una struttura ben definita alla giornata.

Bisogna inoltre cercare di tenere alto il morale. Dandosi un tono ogni mattina senza trascurarsi mai. Come dice la Beauty Guru Cristina Fogazzi (meglio conosciuta come estetistacinica) in un suo post su Instagram:

«Vestirsi e truccarsi per stare in casa può sembrare una cosa stupida, ma può aiutare a stare meglio. In questo momento è il cervello da preservare (oltre che la salute, ovviamente) […]

Il vostro cervello è come l’ex che vedete ad una festa: lo dovete convincere che la vostra vita è una figata assoluta, che la quarantena non vi tocca, anzi state anche mangiando sano (forse sto esagerando)».

Quando nel 1915 l’esploratore britannico Sir Ernest Shackleton rimase incastrato nei ghiacci antartici con la nave Endurance, mentre tentava la prima traversata di quel continente, si ricordò degli errori di spedizioni passate e obbligò l’equipaggio a seguire orari fissi per i pasti e ritrovarsi per un momento di socializzazione “obbligata” dopo cena. Fu anche per la sua capacità di tenere alto il morale dei suoi uomini, che riuscì a riportare tutti a casa sani e salvi.

(Immagine di helvetia.com)

Le preoccupazioni per i familiari distanti o ammalati o per la situazione lavorativa possono creare un perenne stato di allarme che rende difficile riposare e concentrarsi. Un ottimo strumento per contrastare l’ansia da lockdown è l’attività fisica: faticare e sudare vi farà stancare fisicamente ma ridurrà il senso di stanchezza psicologica.

Infine, per quanto possibile, continuiamo a coltivare i progetti futuri tenendo presente che potrebbero essere rimandati, ma non per questo cancellati.

A cura di Laura Imperato

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