”Ci sono dei decenni in cui non accade nulla. E poi delle settimane in cui accadono decenni” Lenin

Sono Vincenzo Balzano, Ispettore Principale, Consulente Finanziario e Assicurativo per Alleanza Assicurazione Spa

Ci sono dei decenni in cui non accade nulla. E poi delle settimane in cui accadono decenni”; Vladimir Il’ič Ul’janov, al pubblico noto come Lenin, usò questa frase per descrivere la Rivoluzione Russa.

Essa si adatta bene però anche ai nostri tempi, in cui la Storia sembra volere accelerare, dopo un lungo periodo sonnolento.

Il Covid-19 è un propulsore di numerosi eventi; il mondo che verrà post pandemia presenterà una serie di cambiamenti strutturali rispetto ai decenni che l’hanno preceduto.

Oramai è chiaro a tutti, e ciò a prescindere dalla manifestazione di una recrudescenza pandemica autunnale (speriamo di no!): il segno che il Covid-19 lascerà sul sistema globale sarà profondo e indelebile.

Le ripercussioni toccheranno i tre ambiti di maggiore rilievo nelle società moderne: quello economico-finanziario, quello sociale ed infine quello geo-politico, i cui risvolti sono tra loro strettamente intrecciati.

Il sistema economico globale

Per quanto riguarda il primo aspetto, il sistema economico globale ne uscirà diverso: secondo alcuni, ciò significherà in primo luogo il sorpasso del gigante cinese rispetto allo Zio Sam.

Pechino, grazie al controllo maniacale sulla popolazione, favorito dai sistemi di tracciamento più avanzati, potrebbe essere l’unica Grande Economia a chiudere l’anno con un rialzo del PIL, a fronte di una severa recessione negli Stati Uniti.

Sarà da valutare, d’altro canto, se il gigante cinese riuscirà a vincere la sua vera sfida; quella cioè con se stesso, con la propria popolazione e le sue crescenti aspettative.

La linea intransigente su Hong Kong, pur non mettendo in alcun modo a repentaglio il ruolo da protagonista che Pechino si è ritagliato su scala globale, rivela al suo interno il vero volto di una dittatura che non si è mai affrancata dalla repressione di Piazza Tienanmen.

Sotto l’aspetto finanziario, i Paesi Avanzati stanno mostrando le debolezze di un modello unicamente dipendente dalle Banche Centrali, il cui ruolo dalla politica monetaria si sta rapidamente espandendo a quella fiscale, grazie al sostengo a deficit crescenti e debiti pubblici in esplosione.

Ne è la riprova il fatto che tutti i progetti di rilancio dell’Europa fanno perno sull’intervento della Banca Centrale Europea, grazie alla quale si regge anche la sostenibilità del debito pubblico dei Paesi più indebitati di Eurolandia, tra cui l’Italia.

La risposta Europea

Roma si scopre sempre più fragile di fronte a dati economici in forte peggioramento e alla necessità di un extra deficit ulteriore per continuare a finanziare le misure emergenziali.

C’è da credere a chi afferma che se lo shock Covid-19 è stato simmetrico, le risposte non lo sono affatto, dipendendo dalle capacità di finanza pubblica dei singoli Paesi.

La Germania ha già fatto tanto e sta facendo ancora di più per sostenere le sue imprese e i suoi lavoratori, perché ne ha le capacità finanziarie e quindi non deve attendere che altri decidano per sé.

Se la stretta logica del “whatever you can” prendesse il sopravvento sulla lungimirante visione del “whatever it takes” inaugurata da Mario Draghi, sarebbe un colpo mortale, probabilmente definitivo, per il progetto di Eurolandia.

E i “vasi di Pandora” europei verrebbero scoperchiati uno dopo l’altro, primo tra tutti l’impossibile sussistenza di una moneta unica senza uno Stato, dei cittadini, una Costituzione, un disegno politico e fiscale unitario.

Lo sa bene la Germania, che dell’euro è stata uno dei Paesi che maggiormente ha beneficato, grazie ad una moneta debole (rispetto a quello che sarebbe potuto essere il marco!) che ha favorito l’esplosione della sua bilancia commerciale nell’ultimo ventennio, e con essa dell’affermazione del modello di locomotiva tedesca.

C’è da credere che Merkel farà di tutto per portare a casa un risultato storico durante il semestre europeo di Berlino: l’approvazione del primo strumento di condivisione fiscale dalla nascita di Eurolandia.

Il Next Generation Fund UE può davvero rappresentare quell’ acceleratore al progetto degli Stati Uniti d’Europa che tra poco meno di un semestre, dovranno confrontarsi con un altro agguerrito contendete: il Regno Unito che si avvia inesorabile all’ abbandono definitivo dell’ Unione Europea, di fatto, oltre che di diritto, il 31 Dicembre prossimo.

Il Regno Unito e l’ uscita dall’ Euro

Niente ulteriori proroghe del periodo transitorio: se c’è una cosa che il Covid-19 non è stato capace di fermare è proprio Brexit.

I tempi così stretti e l’ampia divergenza tra le parti rendono però impervia la definizione di un accordo. Si prospetta quindi un “no deal”, a meno che l’istrionico Boris Johnson non sia in grado di vincere anche questa sfida, sparigliando le carte del gioco con un accordo in “zona Cesarini”.

Le conseguenze sociali sistemiche del Covid-19 sono le più difficili da individuare: l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha previsto che entro il 2021 perdano il posto di lavoro oltre 300 milioni di occupati nel mondo.

Si tratta di un ammontare che è di poco inferiore all’intera popolazione degli Stati Uniti d’America: un’entità mai sperimentata prima nei tempi moderni.

Come verranno ripartite queste perdite?

Quali settori e Paesi verranno colpiti maggiormente?

E con quale impatto sui consumi, sul risparmio e sulla qualità della vita della popolazione? Quali e quanti di tali nuovi disoccupati potranno trovare un nuovo impiego nell’era post Covid-19?

Le domande che si affollano nelle menti dei policy makers sono numerose, le più ancora senza risposte, che si spera si trovino prima che la pandemia dispieghi tutti i suoi effetti devastanti.

Affermazione dei modelli di business vincenti

Nel frattempo, i mercati finanziari paiono aver archiviato lo shock Covid- 19: la capitalizzazione di Apple (seguita a stretto giro da Microsoft e da Amazon) ha superato i 1.500 miliardi dollari; poco meno del PIL italiano annuo, il cui crollo nel 2020 potrebbe essere a doppia cifra percentuale.

E’ l’inizio di un mondo nuovo, in cui la finanza celebra l’affermazione dei modelli di business vincenti archiviando agli annali economici e sociali gli impatti del virus?

O è solo l’ennesima illusione ottica, di un sistema finanziario slegato dalla realtà, con cui però prima o poi dovrà fare i conti?

Lo schianto di Wirecard, ex regina fintech dell’indice DAX, arrivata a capitalizzare due anni fa oltre 25 miliardi euro e ora finita in bancarotta a causa di bilanci truccati e liquidità miliardaria inesistente (1.9 miliardi euro nei conti di banche filippine!) ci ricorda che la finanza senz’etica è come un uomo senz’anima.

Ricca di soldi, ma povera di opportunità. Al momento però, perché affliggersi in questi pensieri cupi, proprio mentre il Nasdaq celebra i nuovi massimi? Qualcuno direbbe:

E’ il mercato, bellezza!” 

Articolo a cura di Vincenzo Balzano

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