GENERAZIONE VIOLENTA

Willy Monteiro Duarte.

Willy era un ragazzo di 21 anni come tanti, un’anima gentile con la passione per il calcio ed il sogno di diventare un grande chef, come quelli che seguiva in TV.

Era un ragazzo come tanti che da qualche giorno è diventato l’amico, il fratello, il figlio di tutti.

Aveva un sorriso, Willy, di quelli contagiosi, di quelli che ti sciolgono. Di quelli che quando il tuo sguardo li nota, non puoi fare a meno di sorridere anche tu, senza ragione.

Willy non potrà più chiedersi perché la ragazza che gli piace tanto non l’ha ancora richiamato o se la Roma acquisterà un nuovo bomber per il prossimo campionato. Willy non si innamorerà più, non vedrà più alcuna partita di pallone.

Ora Willy è una pagina di cronaca italiana.

Willy è morto.

20 minuti di violenza, di urla, di indifferenza e di implorazioni.

(Fonte immagine: globalist.it)

E’ stato massacrato da un gruppo di infami e violenti picchiatori che stavano avendo un’accesa discussione con un ragazzo.

Willy lo conosceva quel ragazzo e quando l’ha visto in difficoltà, nonostante fosse in procinto di tornare a casa, lo ha avvicinato invitando tutti alla calma, nel vano tentativo di sedare la lite.

Ma ci sono persone che ingaggiano liti solo per il gusto di farlo, ci sono persone che non conoscono altra forma comunicativa che non sia la violenza, ci sono persone che scelgono di vivere tutta la vita odiando gli altri e nascondendo un’evidente frustrazione generale dietro la voce grossa e le “mani lunghe”.

I PRESUNTI ASSASSINI

Gabriele e Marco Bianchi, 26 e 24 anni, Francesco Belleggia, 23, e Mario Pincarelli, 22, sono (allo stato attuale, poiché sono in corso indagini sul presunto coinvolgimento di un’altra persona) i nomi degli esseri che si sono arrogati il diritto di strappare Willy alla sua vita, di negargli il futuro.

(Fonte immagine: studio93.it)

E noi abbiamo il dovere morale e sociale di chiederci quali siano le ragioni di un simile crimine, di cotanta violenza, di questa aggressività animalesca. Il minimo che possiamo fare, a questo punto, è capire quando e perché abbiamo perso la nostra umanità.

Non si tenti neanche di banalizzare l’accaduto cercando un legame lombrosiano tra l’aspetto dei quattro picchiatori ed il loro comportamento o di demonizzare il fatto che seguissero un corso di arti marziali, perché non si tratta di questo. C’è molto di più.

Quei quattro erano già noti alle forze dell’ordine, erano il frutto di una diffusa omertà locale, di quel grave e complice silenzio che i compaesani mantenevano sulle loro gesta minacciose e del completo fallimento genitoriale.

LE PAROLE CHE UCCIDONO WILLY DUE VOLTE

In fondo cosa hanno fatto? Hanno solo ucciso un extracomunitario’ queste, dopotutto, sono le parole di uno dei famigliari degli uomini arrestati per l’omicidio. E allora come escludere che ci si debba interrogare sulle influenze che alimentano un certo tipo di comportamenti?

Dopo la morte di Willy, è emerso che tutti sapevano, che tutti conoscevano la prepotenza dei suoi assassini, che questi erano vicini ad ambienti di estrema destra e che poco o niente era stato fatto per segnalarne le continue esternazioni rabbiose.

Si tratta di una palese crudeltà nutrita dalla cultura dell’apparenza, dall’ignoranza, dallo spaccio di droga, dall’esigere di avere ragione a qualsiasi costo, dal confondere la paura con il rispetto, dal far passare pensieri e azioni profondamente razziste e fasciste per il diritto ad avere un’opinione.

Ripetiamo tutti insieme: razzismo e fascismo non sono opinioni, sono aberrazioni non compatibili con il vivere civile.

DIRE STOP AL CULTO DELL’ ODIO

Ed è il momento di dire basta al culto dell’odio, della prepotenza. E’ il momento di sentirsi liberi di avere un acceso scambio di opinioni con qualcuno senza che ci si debba aspettare che faccia ricorso alla violenza per avvalorare le proprie ragioni.

Fateci caso, quante volte avreste voluto esprimervi contro un’ingiustizia o far notare a qualcun altro un comportamento scorretto e non l’avete fatto? Quante volte vi siete detti che sarebbe stato meglio evitare una discussione?

Perché ormai mettiamo in conto che qualsiasi divergenza di opinioni debba degenerare in scontro, lo diamo per assodato, lo percepiamo come prevedibile e forse arriviamo anche a colpevolizzarci per non aver evitato di provocare l’altro. 

Dovremmo imparare ad essere più empatici, a rispettare l’altro e le sue idee, perché quando la violenza diventa la regola e la gentilezza l’eccezione, c’è da preoccuparsi davvero.

E allora si faccia giustizia in maniera esemplare, ma dopo non si osi dimenticare Willy e questa amara vicenda, in attesa della prossima indignazione di massa. Che si condanni tout court l’odio, sempre e comunque.

(Fonte immagine: ilmamilio.it)

Addio Willy, scusaci se puoi.

Articolo a cura di Luana Fusco

(foto di copertina da tpi.it)

LEGGI ANCHE

Leggi anche: https://cercolinfo.it/index.php/2020/08/28/nomina-scrutatori-comune-di-cercola-elezioni-regionali-2020/

Lascia un commento