Flash mob di camici bianchi: è tempo di una svolta alla sanità

I medici di medicina generale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia) Napoli il 31 dicembre 2020, alle ore 18:00, saranno in Piazza del Plebiscito per dare vita ad un flash-mob. Un modo per ricordare i colleghi che hanno perso la vita durante l’emergenza sanitaria e far sentire la propria vicinanza ai familiari.

I ricchi simbolismi di questo Flash mob

Si tratta di una manifestazione con un duplice significato che si svolgerà in tutta sicurezza, con l’autorizzazione di Palazzo San Giacomo e della Questura di Napoli.

La pandemia in Italia ha causato milioni di vittime (ad oggi oltre 70.000) e una delle categorie professionali più colpite dal virus è stata proprio quella dei sanitari.

In primis, il Flash mob è stato organizzato per abbracciare simbolicamente le famiglie dei tanti colleghi che non sono sopravvissuti alla pandemia.

Inoltre, “Da Piazza del Plebiscito si leverà anche un nostro grido: siamo stanchi perché siamo sotto organico, troppo spesso non siamo apprezzati, in questi mesi ci siamo ammalati e molti di noi sono caduti” – ricorda Corrado Calamaro della FIMMG Napoli.

“Insieme, indossando i nostri camici ricorderemo e renderemo onore alla memoria dei tanti amici e colleghi che sono scomparsi. Non solo un gesto simbolico, ma anche una testimonianza di dolore e di sostegno verso le famiglie di quanti hanno perso i loro cari.

E al tempo stesso il modo per mostrare la nostra determinazione nel continuare nel ruolo di difensori della salute dei cittadini”. “Spero che dai colleghi arrivi una forte adesione anche per testimoniare ai nostri pazienti la volontà di essere, ancora una volta, al loro fianco” – continua Luigi Sparano della FIMMG Napoli.

(immagine di cronachedellacampania.it)

Eroi da non dimenticare mai

Nella fase iniziale dell’epidemia, abbiamo ascoltato discorsi pieni di retorica in cui medici, infermieri e operatori socio-sanitari venivano definiti come eroi.

Le categorie direttamente interessate però si sono smarcate in fretta da questo titolo altisonante: “è il nostro lavoro, lo svolgiamo anche quando non ve ne accorgete”.

Con il passare dei mesi, a dimostrazione di quanto fossero vuoti questi discorsi, infatti, non c’è stata nessuna azione che andasse a riconoscere la loro importanza per il Paese, e quelli che chiamavamo eroi sono tornati nei ranghi dell’invisibilità.

Medici, infermieri e operatori sanitari si sono battuti in prima linea contro il covid-19, esponendosi maggiormente al contagio. In molti hanno messo in pericolo le proprie vite, spesso incontrando la morte.

La FNOMCeO ha stilato un elenco dei medici caduti nel corso dell’epidemia di Covid-19, contando circa 273 vittime.

Eppure, da una prima fase in cui venivano osannati come eroi, non sono mancati attacchi al comparto sanitario. Durante la fase acuta dell’emergenza noi abbiamo creato questa immagine perché ne avevamo bisogno.

La nostra vita dipendeva dalle loro mani – e tecnicamente è così sempre, anche al di fuori della crisi che abbiamo vissuto – e inoltre vi era un senso di compassione nei loro confronti indirettamente proporzionale alla gerarchia che rivestivano in ospedale.

Eroi destinati all’ indifferenza

Questo meccanismo di pensiero ha portato tutte le categorie a subire lo stesso destino: adesso sono condannati all’indifferenza quelli che stanno più in basso e all’odio i nomi grossi. I primi a dimostrare questa ipocrisia sono stati i politici.

Fin dai primi casi di contagi si sono premurati di inserire “gli eroi degli ospedali” in tutti i discorsi di ringraziamento, ma fuori dal politichese e dagli elogi fini a se stessi non hanno saputo garantire un’adeguata sicurezza per il loro lavoro.

Purtroppo, siamo il Paese dalla memoria corta, quindi è facile prevedere il solito stallo all’italiana, con i contratti dei lavoratori non rinnovati e gli specializzandi lasciati nel loro limbo.

I medici servono soltanto al momento del bisogno, come quando sono stati richiamati anziani già in pensione o assunti ragazzi per mettere una toppa alla voragine dell’emergenza. Abbiamo già dimenticato un dramma che non è stato nemmeno sconfitto del tutto.

Questa volta noi per primi siamo chiamati a non far rimanere questa situazione nell’oblio e il Flash mob potrebbe essere un monito efficace.

(immagine di fondazioneveronesi.it)

Una problematica sottovalutata

La recente pandemia da coronavirus ha evidenziato la necessità di potenziare la medicina generale e quella territoriale puntando alla risoluzione di scelte irrisolte a cui tocca dare soluzioni efficaci e quanto mai urgenti.

In Campania al primo posto delle questioni irrisolte vi è il problema delle assegnazioni degli ambiti carenti di assistenza primaria, che riguarda la graduatoria definitiva di centinaia di medici di medicina generale, anno 2019, e di medici “continuità assistenziale” (ex guardia medica).

Un problema esploso pubblicamente, poco tempo fa, quando centinaia di medici hanno manifestato sotto la sede della Regione, al centro Direzionale di Napoli.

La svolta che i medici rivendicano per rafforzare la medicina generale e quella territoriale, è dettata anche da fenomeni strutturali che l’attraversano, come i numerosi pensionamenti attesi nei prossimi mesi; di conseguenza la sanità campana potrebbe rischiare il tracollo non solo a causa dell’emergenza coronavirus ma anche per il perdurare di un certo lassismo nell’ambito delle scelte amministrative.

(immagine di medicalfacts.it)

Per queste ragioni, è quanto mai urgente la stabilizzazione dei medici precari, che vivono una esistenza poco stabile da molto tempo e puntare all’adeguamento degli organici.

La situazione in Campania

In Campania esiste un esercito di medici ultraquarantenni che lavorano da oltre 10 anni come sostituti precari nella continuità assistenziale e nel 118 in attesa di stabilizzazione o di assegnazione carenza di medicina di base.

C’è d’aggiungere che la struttura regionale della Regione Campania, che deve sovrintendere alla programmazione delle attività dei medici campani, risulta essere sotto organico e mancante di funzionari.

In questo senso risultano più evidenti e dirette le responsabilità di tale struttura, in quanto da anni non si è messo mano a processi di ricambio della classe medica, determinando, in qualche modo, il vuoto amministrativo.

Per dipanare questa situazione i medici di base chiedono il coinvolgimento degli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Campania che devono assumere sempre un ruolo di garanzia tra le forze sindacali e la parte pubblica.

I camici bianchi si stanno battendo affinché sia assicurato il diritto di esercitare dignitosamente e stabilmente la professione medica e a tal fine attendono che la pubblicazione delle zone carenti sia effettuata in tempi brevissimi per esaudire le aspettative della categoria.

Mobilitarsi è dovere di tutti

In Campania occorre impegnarsi per delineare, davvero, un sistema sanitario organizzato e fondato su due direttrici: ospedale e territorio. Il medico di medicina generale deve ritornare ad essere il fulcro del rapporto tra il servizio sanitario e il paziente.

Questa situazione è stata fin troppo sottovalutata e per molti cittadini nemmeno conosciuta.

L’appello della FIMMG Napoli è quello di prendere parte civilmente al Flash mob per salutare insieme questo terribile anno e dare il benvenuto al 2021, con un richiamo all’unità dei medici di medicina generale «anche nell’ottica di prepararsi ad affrontare uniti la nuova sfida che sta per iniziare» facendo luce sui problemi a cui rispondere con immediata tempestività.

A cura di Laura Imperato

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