Bridgerton: 8 ragioni per cui questa serie è amatissima e va guardata

Dopo l’autunno nel segno di The Crown e La regina degli scacchi, è grande successo per un’altra serie televisiva in costume, ambientata nel periodo Regency della prima metà dell’800: Bridgerton, lanciata a Natale su Netflix e subito tra le prime dieci nel mondo.

Perché se ne parla tanto? Solo il trailer ha avuto oltre 580mila visualizzazioni su YouTube e altrettante su Twitter.

Ecco di seguito tutti i motivi per cui va guardata.

Un primo validissimo motivo

Bridgerton è una produzione Shondaland, la società americana di Shonda Rhimes, l’autrice di successi come Grey’s Anatomy e Scandal, solo per questo meriterebbe la sua visione.

Inoltre, la firma è di Chris Van Dusen Practice, suo collaboratore di lunga data. Rhimes è alla prima collaborazione con Netflix e per l’occasione passa alla serie storica pur mantenendo la sua firma: romanticismo, personaggi femminili portati in primo piano e mistero.

The Bridgertons Chronicle (questo è il titolo internazionale) è stato girato in Inghilterra nella città di Bath, luogo di nascita dei romanzi di Jane Austen, ed è uno degli otto progetti a cui Shonda Rhimes sta attualmente lavorando.

Tra “Gossip Girl” e “Downton Abbey”

Se sei appassionato/a di queste due serie tv, sappi che l’atmosfera dei castelli inglesi, il fruscio dei meravigliosi abiti nel colore in voga all’epoca, l’azzurro polvere, i pettegolezzi, gli scandali di Bridgerton catturano lo spettatore portandolo, pur in una storia d’epoca, in un mondo alla Gossip Girl, cellulari esclusi.

I protagonisti sono ricchi, attraenti e le loro storie d’amore si intrecciano e provocano scompiglio a corte. Pur nell’ambito di quel tipo di società, sottili lotte di alta classe si compiono, con personaggi in cerca di escalation sociale, di rispettabilità.

Le giovani donne, educate ad ogni formalità, hanno un solo scopo: trovare marito e possibilmente di nobiltà superiore, quanto ai giovani nobili l’infelicità è assicurata se il cuore batte per una donna di classe operaia.

Fare un matrimonio di alto lignaggio e al tempo stesso d’amore è come vincere alla lotteria. La misteriosa Lady Whistledown – di cui non conosciamo l’identità fino al penultimo fotogramma della prima stagione – alimenta il suo giornale con questi segreti, divulgando fatti privati.

Questa volta lasciamo i primi del Novecento di Downton Abbey per approdare nella London of the Regency, un’epoca che va dal 1795 al 1837. Un periodo di eccessi per l’aristocrazia britannica, con tutto quello che consegue in tema di costumi, arredi, feste sfarzose.

(Immagine di style.corriere.it)

Una serie ispirata ai romanzi di Julia Quinn

Ma ad ispirare realmente la serie di Shondaland è la saga, pubblicata tra il 2000 e il 2016, scritta dall’americana Julia Quinn, autrice di decine di romanzi pluripremiati e tradotti in più di trenta lingue ed è composta da otto romanzi, il primo dei quali ‘Il duca e io’ è alla base della prima stagione.

Se vuoi dedicargli una lettura, sappi che tutti i romanzi sono stati ripubblicati in Italia da Oscar bestseller (i primi tre titoli sono: Il duca e io, Il visconte che mi amava, La proposta di un gentiluomo.

Nel corso del 2021 usciranno gli altri cinque libri: Un uomo da conquistare, A Sir Philippe con amore, Amare un libertino, Tutto in un bacio, Il vero amore esiste. Ciascuno dei volumi contiene, oltre al romanzo, il secondo epilogo scritto dall’autrice a distanza di anni).

Tempi di narrazione

La storia si svolge tra il 1813 e il 1827 e racconta le storie degli otto figli del visconte Bridgerton: il primogenito Anthony, poi Benedict, Colin, Daphne, Eloise, Francesca, Gregory e la piccola Hyacinth.

In questa prima stagione seguiamo Daphne Bridgerton, interpretata da Phoebe Dynevor, la primogenita in età da marito. Quando suo fratello rifiuta i suoi corteggiatori, il giornale scandalistico dell’alta società londinese, gestito dalla misteriosa Lady Whistledown, diffonde calunnie sulla giovane donna.

Daphne deve quindi destreggiarsi tra la sua immagine pubblica e la sua attrazione per il bel duca di Hastings, uno scapolo ricercato da tutte le mamme delle debuttanti, ribelle e con un passato di grande sofferenza interiore.

Nonostante i due fingano per motivi diversi di essere fidanzati, le scintille volano…

(Immagine di icmpartners.com)

Un casting inclusivo

Bridgerton è una delle prime serie frutto degli accordi inclusivi varati di recente a Hollywood per rendere il cinema più egualitario, nei temi trattati e nella scelta degli attori.

Dopo aver a lungo privilegiato gli attori bianchi, i direttori del casting ora si appoggiano a profili di ogni provenienza, alla faccia degli anacronismi. Mentre il ruolo di Daphne Bridgerton è stato affidato a un’attrice bianca, altri personaggi sono interpretati da persone di colore e ai più alti livelli della scala sociale.

Ecco così che è nera la regina Charlotte (Golda Rosheuvel), il bel duca di Hastings, interpretato da Regé-Jean Page, originario dello Zimbabwe.

Apripista di un’ondata di film definiti ‘daltonici’ in cui il colore della pelle non viene preso in considerazione nella scelta degli interpreti.

Chi è Lady Whistledown?

(Immagine di bustle.com)

È giallo sull’identità dell’editorialista che scuote Londra, sappiate che la voce di Lady Whistledown, che legge gli eventi dell’aristocrazia britannica, è di Julie Andrews.

Gli intrighi sono all’ordine del giorno per l’alta società inglese, nessuno escluso. A smascherare quelli che sono i lati oscuri e le vicende scomode delle famiglie londinesi più influenti è lei: Lady Whistledown.

La donna (o uomo, chi lo sa) è al corrente di ogni cosa, ogni segreto, ogni passo falso, persino della Regina d’Inghilterra. La sua penna, così, è capace di elevare o danneggiare completamente la reputazione di una persona e della sua intera famiglia.

La narrazione ruota attorno a due famiglie, i Bridgerton (che danno il nome alla serie) ed i Featherington, ma anche i personaggi secondari hanno la loro importanza, specialmente se il loro nome è Simon Basset.

Il Duca di Hastings è infatti oggetto di apprezzamenti, tanto dalle donne della serie quanto dai fan della serie tv. Ma è tutto qui?

Costumi e soundtrack rivoluzionari!

Le serie tv a sfondo storico sono sempre bene accette, dai Medici fino a The Crown. Le vicende che si dispiegano nel corso della narrazione quali tradimenti, successioni, amori proibiti tengono gli occhi ben attaccati allo schermo.

Ma Shonda Rhimes va oltre, rivoluzionando completamente l’immagine della classica serie sulla Londra ottocentesca.

Anzitutto, ad accompagnare i balli dati dal nobile di turno ci sono, nella soundtrack, brani come “thank u, next” e “In my blood“… brani a dir poco moderni.

Infatti, la soundtrack dona una ventata di freschezza a quella che, di fatto, è una serie storica che, se non fosse per i costumi, quasi ce lo dimenticheremmo.

E a proposito di costumi, c’è da sottolineare che sono stati realizzati a mano da bozzetti originali. Un’equipe di costumiste con a capo Ellen Mirojnick ha realizzato 7500 costumi diversi, più tutti gli accessori dell’epoca.

La protagonista Daphne (Phoebe Dynevor) ha avuto a disposizione 104 abiti durante i sei mesi di preparazione, affrontando delle sedute quotidiane di fitting di tre ore ognuna.

(Immagine di refinery29.com)

Il ruolo della donna e dell’uomo nella società perbenista londinese

Altro topic per cui è apprezzata questa serie è il ruolo dell’uomo e della donna in quel periodo storico.

Nei diversi episodi vediamo come le giovani debuttanti siano sottoposte a tutto pur di trovare marito. L’etichetta della zitella non è auspicabile per nessuna di loro, ed è così che per trovare il migliore tra gli scapoli le donne subiscono di tutto: dai corsetti così stretti da non respirare fino ad arrivare a trucco e parrucco.

Per le loro famiglie, l’onore è la prima cosa: le loro giovani donne, ridotte a trofei da esporre, devono essere belle ed avere contegno. “Oggi siamo fortunate ad essere libere – afferma Nicola Coughland (Penelope) – mentre all’epoca l’universo femminile era totalmente sottomesso a quello maschile.

Mi è bastato pensare che all’età di Penelope io già lavoravo e avevo i miei risparmi da parte, mentre a lei non viene concesso neppure di studiare”.

Ma le donne non sono le uniche a sottoporsi ad alcuni obblighi, perché neanche gli uomini se la passano bene: devono essere degli ottimi partiti, ricchi, di bell’aspetto e adempiere al loro dovere di protettori della famiglia.

Anthony Bridgerton (Jonathan Bailey), visconte a seguito della morte di suo padre, questo lo sa molto bene, così come Simon Basset, a capo di un Ducato.

I matrimoni, chiaramente, si basavano interamente sulla dote e la conformazione ai canoni imposti dalla società, repressiva e perbenista.

Essere sessualmente liberi ed indipendenti, all’epoca, non era permesso – ma non impossibile, e questo Shonda Rhimes ce lo mostra molto bene.

(Immagine di youmovies.it)

E se non dovesse ancora bastarvi, ecco il trailer.

https://youtu.be/TCdmQGhS3Jc

Beh, dopo aver letto i punti forti dello show targato Shondaland e guardato il suo trailer, cosa aspettate? Non vi resta che correre a guardare Bridgerton!

A cura di Laura Imperato

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