Hikikomori è letteralmente “stare in disparte” ed è un termine giapponese che si riferisce sia a coloro i quali hanno deciso volontariamente di ritirarsi dalla vita sociale cercando livelli estremi di isolamento, sia al fenomeno sociale in generale che ha origine in Giappone, ma che ormai è diffuso in tutto il mondo.
Il termine è stato coniato da Tamaki Saitō, uno psichiatra giapponese, quando si rese conto che vi era un numero sempre più crescente di adolescenti che mostravano totale isolamento da amici, famiglia e perdita di competenze sociali e comunicative.
Questo fenomeno si può verificare tra i 15 e i 35 anni.
Alcune cose da precisare:
- Hikikomori non non è una sindrome
- non è una dipendenza
- è uno stato/ un fenomeno che si verifica nella vita di alcuni giovani.
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Comportamento e stile di vita del soggetto in stato di Hikikomori
Lo stile di vita degli Hikikomori è principalmente scandito in fasi di sonno-veglia, ma in maniera invertita: infatti tendono a dedicare le loro ore notturne alla lettura e alla navigazione in internet con l’utilizzo dei social.
Questo sembrerebbe contraddittorio, ma non è così, in quanto un Hikikomori rifiuta soltanto i rapporti fisici, ma attraverso la rete è in grado di intrattenere relazioni sociali di vario tipo (chat, videogiochi online etc.) per la maggior parte della sua giornata.
Ciò nonostante, questo comportamento riguarda solamente il 10% degli Hikikomori, il restante 90% preferisce impiegare il suo tempo nell’ozio più totale, passeggiando nella propria stanza -luogo in cui trascorrono tutto il giorno senza mai lasciarla- qualcuno senza neanche lavarsi, qualcuno invece richiede che il cibo gli sia lasciato dinnanzi la porta.
Tipicamente soffrono di depressione e comportamenti ossessivo compulsivi, manie di persecuzione e di automisfobia (paura di essere sporchi).
Tuttavia, il livello del fenomeno varia su una base individuale.
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Che cosa può portare un adolescente al fenomeno di isolamento sociale?
Diverse sono le cause che scatenano il fenomeno di Hikikomori, tra queste abbiamo:
- padri troppo impegnati ed assenti
- atteggiamento troppo protettivo e accondiscendente delle madri
- famiglie monogenitoriali
- episodi di bullismo
- timore di disattendere grandi aspettative e paura del fallimento
Più in generale, gli Hikikomori sono affetti dalla paura di non essere o non voler affrontare il futuro, perché visto come qualcosa di difficile per la propria portata.
Sintomi per diagnosticare con esattezza lo stato di Hikikomori
Il primo campanello d’allarme é il rifiuto o la perdita di interesse verso la scuola o il lavoro, ma sono esclusi coloro i quali mantengono ancora rapporti sociali.
Un altro sintomo che identifica lo stato di Hikikomori è la reclusione totale per più di 6 mesi.
Prevenzioni e cure
Un elemento necessario per favorire un’ottima prevenzione è non sottovalutare i primi sintomi.
In secondo luogo non va confuso l’essere fannullone/a con le reali difficoltà nell’affrontare i rapporti e il quotidiano.
Infine occorre instaurare un rapporto di equilibrio con chi è già in tale stato, poiché un Hikikomori ha bisogno di essere capito.
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Sensibilizzazione
Spesso chi si trova a vivere questo fenomeno tende a nasconderlo, ma malgrado ciò, soltanto in Italia si registrano oltre 30 mila casi, dunque non va sottovalutato e va necessariamente sensibilizzata la società, che può essere crudele se non fautrice stessa del fenomeno.
Un primo passo verso la sensibilizzazione è stato fatto dalla Rai che quest’anno ha portato al Festival di Cannes “Happy Birthday” un cortometraggio girato in tre modalità (tradizionale, VR 360°, storie Instagram e Facebook) che vede protagonisti Jenny De Nucci, Tik Tok e Fortunato Cerlino.
Musiche di Achille Lauro, diretto da Lorenzo Giovenga.
Un cast che permette la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione tra i 15 e i 25 anni, proprio quella fascia più soggetta all’isolamento sociale.
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C’è tanto da lavorare
Obiettivi ambiziosi, ma non troppo semplici da percorrere, poiché il pericolo di una società poco inclusiva e comprensiva è dietro l’angolo, anzi, dietro il telefono!
Inoltre si tratta di un fenomeno ancora troppo sottovalutato, ma è una vera e propria anoressia sociale che si estende silenziosamente a macchia d’olio, perciò servirebbero più campagne di informazione/ sensibilizzazione poiché sono ancora troppo poche le persone che sono a conoscenza di questo fenomeno sociale di grande portata.
A cura di Laura Imperato
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