L’Omocisteina: cos’è e perché è utile monitorarla

Nutrizionista seduto alla scrivania con il camice
Dott.Pasquale Napolitano

L’ Omocisteina, viene richiesto molte volte di dosarla quando ci si appresta a farsi analizzare il sangue nella comune routine o in presenza di fattori di rischio.

Perché è importante una sua valutazione? In caso sia alta, cosa si può fare per abbassarla? In questo articolo parlerò di questo metabolita che già più di trent’anni orsono veniva indicato come possibile causa di morte prematura per lesioni aterosclerotiche o per trombo-embolismo[1].

Anche altri studi più recenti, hanno dimostrato come una moderata o media iperomocisteinemia sia legata ad un aumento del rischio cardio-vascolare e che quindi il dosaggio dell’omocisteina potesse essere usato come marker preventivo oppure di valutazione[2].

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L’omocisteina è un metabolita della metionina. La metionina è un aminoacido essenziale contenente gruppi sulfurici, derivante dalle proteine assunte con la dieta.

La conversione dell’omocisteina(tHcy) in metionina avviene attraverso la via della rimetilazione, mentre la conversione dell’tHcy in cisteina avviene attraverso la via della transulfurazione.

Queste sono le due vie metaboliche più importanti atte a ridurre le concentrazioni di tHcy nelle cellule e nel sangue.

La rimetilazione è efficace a ridurre le concentrazioni di tHcy, regolando i livelli plasmatici di questa a digiuno.

Mentre la transulfurazione ha bisogno di maggiori concentrazioni di substrati (serina), regolando così i livelli di tHcy post-prandiali[3].

Un’altra via attraverso la quale è possibile ridurre i livelli di tHcyè quella renale; i reni infatti sono considerati responsabili di circa il 70% della rimozione della tHcy circolante.

Intervallo di normalità

Immagine di variabilità biologica

Le concentrazioni normali, a digiuno, di tHcy misurata su siero o plasma, sono tra 5 e 15 µmol/L.

Entro questo range fisiologico, le concentrazioni di tHcy a digiuno sono più alte negli uomini rispetto alle donne e aumentano con l’età.

Le iperomocisteinemie sono invece classificate come moderate, medie e severe a valori rispettivamente tra 15 e 30 µmol/L, 30 e 100 µmol/L e >100 µmol/L.

Le alterazioni della concentrazione di tHcy possono essere causate da deficit genetici, deficit vitaminici e insufficienza renale.

Alimentazione e rischio cardio-vascolare

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Dal momento che la sola predisposizione genetica non spiega l’alta incidenza dell’iperomocisteinemia, è stato considerato un potenziale ruolo dell’alimentazione nell’aumento della concentrazione ematica dell’omocisteina. 

In particolare, è stato visto che l’iperomocisteinemia sia inversamente proporzionale alla disponibilità di alcune vitamine, in particolare folati, vitamina B12 e B6.

Nello studio condotto come metanalisi “Homocysteine Lowering Trialists’ Collaboration”, l’omocisteina è stato dimostrato come la somministrazione di folati e di vitamina B12 abbassi la concentrazione di tHcy del 25% e 7%, rispettivamente.

La dose efficace si è dimostrata essere 0.5mg/die per ciascuna vitamina. 

Ovviamente non è che sia solo la tHcy a creare un fattore di rischio per gli accidenti cardio-vascolari, ma essa si aggiunge ai soliti noti come obesità, fumo di sigaretta, ipertensione, abuso di alcolici, ecc.

Come detto, i folati assieme alla vitamina B12 e B6 vengono usati dall’organismo per mantenere entro range fisiologici i livelli di tHcy; risulta evidente come una carenza di tali vitamine si deleteria e faccia innalzare i livelli ematici di questo metabolita. 

I folati sono assunti prevalentemente assumendo alimenti di origine vegetale ed in particolar modo negli ortaggi e nella frutta (spinaci, broccoli,lattuga, radicchio, mela, arancia, ecc.) nonché assumendo frattaglie.

Da notare e tenere in considerazione come la cottura e la cattiva conservazione degli alimenti possano ridurre drasticamente il quantitativo di vitamine presenti, soprattutto quando si considerano quelle termolabili e fotosensibili. 

Le vitamine B12 e B6 si introducono prevalentemente con alimenti di origine animale come carne, pesce, uova, legumi, latte e derivati, ma anche dai legumi e dai cereali.

Dieta

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Come dev’essere la dieta per ridurre il rischio cardio-vascolare e controllare l’omocisteina? Vale quanto stabilito dalle linee guida per una corretta alimentazione di tipo mediterraneo che tiene conto e limita la quantità di grassi assunti prediligendone la qualità e che vede nei carboidrati il macronutriente principale preferendo quelli integrali.

Quindi:

– Prediligere gli alimenti ricchi di fibre (almeno 5-6 porzioni algiorno tra frutta e verdura e scegliere cereali e derivati integrali);

– Consumare tre volte alla settimana il pesce, prediligendo il pesce azzurro; 

– Evitare di mangiare carne rossa più di due volte alla settimana; 

– Utilizzare i legumi come fonte promiscua di amido e proteine, da inserire nel menu settimanale almeno due volte; 

–  Limitare il consumo di grassi saturi (da burro, formaggi grassi, oli idrogenati, tagli di carne e frattaglie molto grassi, ecc.);

–  Utilizzare condimenti ricchi di grassi mono e polinsaturi (olio di oliva extravergine) a crudo;

Fonti:

1  McCully KS. Vascular pathology of homocysteinemia:implications for   pathogenesis of atherosclerosis. Am J Pathol 1969; 56: 111-128

2 – Bollani G, Ferrari R, Bersatti F, et al. Homocisteine in families with frequent acute myocardial infarction or sudden death in young age. Cardiologia 1999; 44: 75-81

3 – Mazza A, Mazza F, et al. Homocysteine and cardiovascularrisk. Archivio Monaldi per le malattie del torace 2004; 62: 29-33.

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Studio di dietetica e nutrizione umana

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