Disturbi alimentari ai tempi dell’epidemia: possibili influenze

Nutrizionista seduto alla scrivania con il camice
Dott. Pasquale Napolitano

Da un po’ di tempo tutta la popolazione italiana e mondiale è sottoposta a dimensioni di stress e ansia suscitati dall’ attuale epidemia e non è dato ancora conoscere quanto questa condizione potrà continuare.

Quello che si sta vivendo avrà sicuramente degli effetti che si riverbereranno molto a lungo.

Per cercare di analizzare in qualche maniera il fenomeno, è utile ricordare come l’esposizione ai traumi della perdita e del dolore accada a distanze differenti, c’è chi è “sul fronte” e chi è chiuso in casa. Ma le distanze non sono solo di locus quanto piuttosto emotive.

Rimanere a casa in maniera forzata ha fatto riscoprire a molti il piacere del tempo ritrovato, dei rapporti rinnovati, della famiglia, della cura del corpo, della cucina, della meditazione. Per certuni addirittura rinforza le motivazioni e dà resilienza ma questo non è certamente vero per tutti.

L’impatto emotivo dell’emergenza dipende dalle caratteristiche di personalità individuali, dalle esperienze, dalle condizioni socio-economiche e da quelle ambientali.

La forzata restrizione stimola l’inquietudine. Se si aggiunge che il blocco è scandito da allarmi emanati da ogni dove, l’ansia che si diffonde non è davvero poca né trascurabile e tra le possibilità per sedarla c’è l’accesso alle informazioni, ma quelle giuste per qualità e quantità.

Di fronte all’allarme, le persone si attaccano alle informazioni indipendentemente dalla loro fonte e le assorbono con ingordigia spesso senza il minimo spirito critico; è paradossale ma si abbuffano di notizie per diventare ancora più stressati e ansiosi.

Aumento di fobie e ossessioni

La forte pressione emotiva mette a dura prova il controllo degli impulsi utilizzando poi fobie ed ossessioni per cercare di contenerli; crolli depressivi tra cui le restrizioni di tipo anoressico per recuperare il controllo.

Sul versante opposto il soggetto può perdere il controllo degli impulsi; allora sono il ricorso all’alcol, l’abbuffata alimentare, il mangiare nervoso, l’uso di ansiolitici o di droghe, le idee suicidali le risposte più consuete.

Ne subisce di più chi è più fragile, chi paga troppi lutti, chi è più prossimo al dolore, chi ha una condizione emotiva instabile, i bambini, chi è costretto a doversi misurare coi limiti, chi è più precario, vulnerabile, chi è anziano.

Quando lo stress perdura in modo sostenuto e prolungato i meccanismi di controllo si annullano ed accadono numerose risposte disadattive.

Mangiare in modo disordinato è un meccanismo disadattivo. Dà un falso senso di controllo, specialmente durante periodi di stress elevato; questi sintomi possono trasformarsi in un vero e proprio disturbo alimentare.

I disturbi alimentari implicano tacitamente segretezza e isolamento personale. Gli individui alle prese con disturbi alimentari si abbuffano, eliminano o limitano in segreto per mantenere una facciata che tutto vada bene, il tutto come possibile risposta ad una condizione di stress.

Quanto detto riguardante i disturbi alimentari, è condivisibile anche per i meccanismi che possono favorire l’abuso di alcol o di altre sostanze sia di prescrizione che off label o illegali.

Meccanismi neurobiologici e psicosociali comuni possono mettere in atto condotte impulsive e compulsive e veri e propri comportamenti di addiction che possono configurarsi come rifugio per schermare l’angosciosa imprevedibilità.

Articolo a cura di Dott. Pasquale Napolitano

Biglietto da visita della nutrizionista

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