Revenge porn: Cosa è e come proteggersi.

In Italia sono in forte aumento le persone che restano vittime di revenge porn. In queste settimane se n’è tornato a parlare, ma sono ancora in pochi a sapere cos’è, in che modo si sta diffondendo e come ci si tutela.

Video intimi diventati virali che scatenano condizioni psicologiche irreversibili su chi ne resta vittima. Conoscere, parlarne per sensibilizzare e denunciare restano delle armi potenti, ma ancora troppo inutilizzate. In questo articolo cerchiamo di far luce su questo fenomeno per non restare indifferenti.

Cos’è il revenge porn

Il revenge porn, definito anche come «pornografia non consensuale» ed anche abuso sessuale tramite immagini, è l’atto di condivisione di immagini o video intimi di una persona senza il suo consenso, attuato sia on-line che off-line.

Il contenuto pornografico viene di solito linkato sulle pagine social della vittima, oppure caricato su siti web tematici o create delle pagine apposite, spesso incoraggiando chi visualizza a condividere, scaricare e commentare.

Talvolta succede anche che il contenuto sia inviato a familiari, amici e colleghi della persona offesa al fine di accrescerne il discredito sociale e può generare ulteriori condotte illecite quali ingiurie, minacce, stalking ed estorsione sino all’omicidio, come ben noti e tristi casi di cronaca riferiscono.

Il punto di partenza del «revenge porn» è il materiale pornografico che rappresenta la vittima in situazioni private e/o intime sia da sola che con il partner che, a sua volta, può essere sia stabile che occasionale, sia incontrato di persona che on line.

Ci troviamo di fronte ad una forma avanzata di cyberbullisimo e il materiale pornografico può essere carpito in diversi modi:

1. Mediante il cosiddetto «sexting» ovvero l’auto ripresa di immagini o video in pose intime da parte della vittima e successivamente inviate a terzi, anche mediante web cam;

2. Mediante la ripresa delle immagini intime durante un rapporto sessuale con il consenso della vittima;

3. Mediante la ripresa della vittima durante momenti intimi (rapporto sessuale, bagni pubblici, spogliatoi ecc..) con telecamere nascoste (spy cam);

4. Attraverso l’hacking dello spazio cloud della vittima (icloud, gmail, microsoft space, ecc..) ovvero del dispositivo (smartphone, laptop, smartpad) anche con la consegna spontanea del dispositivo (es. invio di un pc o di un telefono in assistenza).

(immagine di salvisjuribus.it)

Il revenge porn in Italia

Secondo la Polizia delle Comunicazioni, in Italia, il fenomeno sta raggiungendo picchi preoccupanti: ci sono due episodi di revenge porn al giorno.

Ma già dal 2018, uno studio dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza in collaborazione col portale skuola.net riportava che il 6% dei giovanissimi fra gli 11 e i 13 anni invia abitualmente proprie immagini a sfondo sessuale per via telematica, con una prevalenza (2 su 3) di ragazzine.

Aumentando l’età (14-19 anni) aumenta la percentuale (19%) di chi invia, anche al solo partner, materiale intimo.

Un altro sondaggio del 2017 riferisce che per molti adolescenti (soprattutto maschi) appare normale filmarsi durante un rapporto sessuale e condividerlo con gli amici.

I giovanissimi non hanno la percezione della gravità delle azioni descritte poiché il materiale potrà sempre essere reso pubblico danneggiando la sfera affettiva e psicologica di una persona anche a distanza di anni.

Il fenomeno purtroppo non riguarda soltanto i giovanissimi, ma anche persone più adulte, di cui viene sempre più frequentemente violata l’intimità per vendetta dell’ex partner o di cloud rubati.

(immagine di tvp.info)

Revenge porn su Telegram

Grave la situazione anche su canali e gruppi Telegram. Si è passati ai 17 gruppi o canali e 1,147 milioni di utenti di febbraio – dedicati allo scambio di porno non consensuale, qui incluso anche il revenge porn, ai 29 e 2,223 milioni di maggio. Fino agli 89 gruppi o canali e 6 milioni di utenti a novembre 2020, stima l’osservatorio PermessoNegato.it.

Telegram, riporta l’osservatorio, non risponde alle sue segnalazioni né a quelle della Polizia Postale; quindi non chiude i canali segnalati, né dà alle forze dell’ordine i dati per perseguire gli admin e chi condivide materiale illecito.

Il testo Revenge Porn approvato

Il disegno di legge relativo alle modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere» (Codice Rosso) inizialmente presentato dal Governo e approvato definitivamente il 17 luglio, nel corso dell’iter parlamentare ha subito numerosi emendamenti.

(immagine di guidafinestra.it)

Ti riporto qui il testo del nuovo art. 612 ter c.p. appena licenziato che così recita:

«Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da euro 5.000 a euro 15.000.

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

Il delitto è punito a querela della persona offesa.Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procede tuttavia d’ufficio nei casi di cui al quarto comma, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio».

(immagine di studiopenaleboccia.it)

Cosa devi fare se scopri di essere vittima di revenge porn?

Ci sono tre livelli di sostegno:

1. Le forze dell’ordine;

2. Gli avvocati e le associazioni di categoria

3. Forme di aiuto stragiudiziale.

Il primo caso è quello giudiziario: solitamente si va dalla polizia postale, che ha competenze in materia digitale. Ma è importante chiarire che la polizia postale non è l’unica forza dell’ordine che è competente in materia: si può anche andare dai carabinieri, in questura.

Poi ci si può rivolgere ad un avvocato o a un’associazione di categoria, per ottenere supporto legale e capire meglio come muoversi per denunciare e perseguire la strada giudiziale.

Infine, c’è la via stragiudiziale: rivolgersi a delle start up a vocazione sociale che offrono la cristallizzazione delle prove digitali e aiutano le vittime ad ottenere rimozione dei contenuti sulle piattaforme, quando possibile.

Se la foto non è diventata virale -come purtroppo avvenuto in alcuni casi tristemente celebri- ci sono concrete possibilità di poterla rimuovere dalle piattaforme in cui è stata scaricata.

Non pubblicare online i nominativi di chi ha caricato le tue foto

Decidere di rendere pubblica la propria esperienza spesso può aiutare psicologicamente, è necessario però mantenere la calma, e lasciare che la legge faccia il suo corso poiché si rischia seriamente una denuncia per diffamazione. Solo l’autorità giudiziaria può decretare la colpa definitiva di qualcuno, perché esiste la presunzione di innocenza. Quindi bisogna avere i nervi saldi, esercitare i propri diritti nelle sedi opportune, e rendere pubblici i nomi solo quando sono stati totalmente acclarati.

E se si viene aggiunti a canali Telegram del genere?

Come sappiamo, a volte capita di essere aggiunti in questi canali o chat, senza sapere cosa contengono. Come comportarsi, quindi, quando accade?

Dovreste uscire subito da questi gruppi, segnalandoli immediatamente alle piattaforme di competenza. Se volete, potete fare un esposto alle forze dell’ordine, ma dovete essere certi di raccogliere le prove nel modo giusto, senza scaricare immagini che non vi appartengono poiché anche questo è un reato.

Purtroppo, però, ci troviamo di fronte ad un fenomeno che non comincia né finisce con i canali o gruppi Telegram, per questo motivo, gli strumenti per contrastare il revenge porn devono essere innanzitutto di tipo culturale: è importante continuare a parlarne e sensibilizzare per tutelarci, per sostenere chi ne resta vittima ed evitare che per il dolore compia gesti estremi di cui siamo stati per troppi anni spettatori passivi.

Se hai qualcosa da denunciare rivolgiti al link: https://www.commissariatodips.it/segnalazioni/segnala-online/index.html

A cura di Laura Imperato

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